Ad oggi le domande di reddito di cittadinanza stanno affluendo secondo uno schema che ci può dire molto circa la realtà dei “nuovi poveri” in Italia, al di la dei luoghi comuni.
Su circa 122.000 domande giunte al 12 marzo, 19.055 sono state fatte online e 102.914 recandosi direttamente agli sportelli di Poste Italiane. In entrambi i casi non viene prestata assistenza alla compilazione se non quella in formato elettronico. Assistenza che invece è prestata da personale in carne ed ossa dalla rete nazionale degli sportelli CAF che hanno registrato nello stesso periodo, ben 219.000 tra domande fatte e appuntamenti richiesti per la compilazione assistita.
Quindi niente ressa che qualcuno erroneamente aveva previsto ma numeri non certo di poco conto.
Una riflessione interessante è portata dal dato di domande per regione che vede prime praticamente a pari merito Campania e Lombardia con a seguire Sicilia, Lazio e Piemonte.
Si dimostra quindi completamente errata l’aspettativa di molti che volevano al sud la massima quantità di domande, associando forse, una dimensione prevalentemente assistenzialistica al provvedimento. Emerge chiaramente come la povertà, a volte anche tra chi lavora, ormai sia un problema nazionale e non del solo sud .
Emerge anche come chi lavori in nero eviti di fare domanda, per non correre il rischio degli accertamenti e delle pesanti sanzioni (c’è anche il penale) .
Molti non ci hanno ancora riflettuto, ma questo dato se incrociato con chi si dichiara povero (ma non fa domanda di reddito di cittadinanza) permette anche di far emergere almeno una buona fetta dell’evasione fiscale! E di chi in sostanza lavora a nero.
Questo nel prossimo futuro potrebbe portare importanti sviluppi, confermando ancora una volta che ormai il “sistema complesso realtà” in cui viviamo è fittamente interconnesso , e come si debba ragionare piu per “effetto domino” nell’azione di governo che per soli provvedimenti di limitazione o incentivo diretti.
Creo che questa sia una importante lezione non solo per la politica ma anche per una fetta di opinione pubblica che aveva considerato con superficialità e pregiudizio il reddito di cittadinanza in se.
Da aggiungere poi che l’avanzare dell’intelligenza artificiale e dell’automazione nel mondo produttivo e dei servizi, ha già iniziato a far calare le ore di lavoro umane necessarie per fornire gli stessi beni e servizi del passato . Un calo che moltissime ricerche scientifiche ci dicono aumenterà molto (forse addirittura in modo esponenziale) nel prossimo futuro; creando di fatto il problema di una fascia di “disoccupati sistemici” a cui sarà necessario trovare comunque un occupazione, per utilizzare comunque il loro contributo a favore della società anche se in forme nuove e anche inedite.
Insomma vedremo in buona parte tramontare il mito del “fannullone” e sorgere quello dello “smarrito per assenza di identità”. Molti non ci pensano infatti ma il lavoro oltre che il reddito fornisce un altro importantissimo ingrediente necessario all’equilibrio di tante persone, il loro ruolo nella società e nella vita.
Ho avuto modo di toccare con mano questo aspetto , quando sono stato per due anni presidente di una associazione di disoccupati a livello provinciale. Il servizio che aveva più successo non era quello della distribuzione alimentare gratuita, come ci aspettavamo, ma invece i gruppi di supporto psicologico gratuiti per i problemi di depressione (o peggio) che si sono cominciati a manifestare anche in chi pur perso il lavoro, non aveva immediati problemi economici.
Anche gli equilibri familiari vengono toccati da questo aspetto, spesso purtroppo,dai più sottovalutato.
Quando non si è assistito al rompersi vero e proprio delle coppie, si è diffuso un profondo disagio con implicazione a volte anche di salute mentale, nelle famiglie.
Questo è solo un esempio di quanto sia vero ormai che la nostra società sia sempre più fittamente interconnessa e quanto in definitiva, si debba provvedere al bene comune per garantire il proprio.
Un concetto per molti nuovo e verso cui provano una certa avversità a causa delle inerzie mentali di una vita. Le persone più attente e intelligenti ormai stanno capendo che dobbiamo abbandonare l’idea di “isola umana” in cui oggi ci troviamo e adottare un ancoraggio mentale che invece ci considera principalmente come parte di qualcosa di più grande.
A questo bisogno risponde la nuova teoria economica e sociale del BENE COMUNE già Capitalismo a doppia valvola di sicurezza che la nostra associazione “Nuovo orientamento culturale” porta avanti ormai da anni.
Al link qui sotto una pagina esplicativa e il libro pubblicato nel 2016:
Ermanno Cavallini