COME L’ ECONOMIA CIRCOLARE POTREBBE SALVARE IL MONDO

Molte risorse del pianeta si stanno esaurendo o comunque diventando sempre più difficili da procurare, la popolazione globale entro il 2050 potrebbe superare i  9 miliardi di abitanti. Basterebbero questi due effetti combinati a farci capire come è urgente un radicale cambiamento nell’economia e nel modo di pensare ad essa che deve essere aggiornato con urgenza.

L’economia circolare con la sua spinta al riciclo e alla tendenza a progettare beni molto più durevoli e riparabili di quelli attuali, si oppone al concetto stesso di “consumismo” che però al momento è il meccanismo base che crea oltre che rifiuti, anche denaro che converge nelle mani di un numero via via più ristretto di persone.

Il progressivo impoverimento della classe media genera inoltre un calo degli acquisti non solo in Italia.

I tempi di reazione purtroppo non sono brevi e se non inizieremo subito e nel modo migliore, rischiamo di far adottare a livello globale il concetto di  “ECONOMIA CIRCOLARE” troppo tardi per evitare terribili conseguenze.

Proprio per facilitare l’adozione dell’economia circolare che ne è un componente fondamentale, è nata la nuova teoria economica e sociale del  “CAPITALISMO A DOPPIA VALVOLA DI SICUREZZA”.

Uno dei suoi scopi infatti è disinnescare alla fonte quel grande potere economico internazionale che vede nell’economia circolare un pericolo ai suoi introiti, derivanti sia dalla produzione di beni velocemente deteriorabili che dal loro tossico smaltimento.

Il grande potere speculativo neo liberista non può che essere nemico dell’economia circolare che invece come collettività dovevamo già attuare da tempo.

Per questo, più che vietare, dobbiamo modificare la “convenienza” a produrre beni non riciclabili o poco durevoli, in un cambiamento graduale ed il meno traumatico possibile.

Da questo punto di vista è fondamentale la SECONDA VALVOLA DI

SICUREZZA della nuova teoria , nota anche come reddito massimo socialmente sostenibile.

In pratica si salvaguarderebbe la classe media limitando l’apertura della forbice sociale grazie sia ad una riduzione dei troppo poveri con una forma di reddito di cittadinanza, ma soprattutto con un nuovo metodo di tassazione delle persone fisiche, non più a scaglioni ma con un sistema matematico esponenziale, che permetta di tassare poco o nulla i bassi redditi e che cresca appunto in modo esponenziale fino ad una soglia oltre la quale tutto l’eccedente viene lasciato allo stato.

Questo è fondamentale più per necessità “motivazionali “ che economici.

Se nessuno potrà infatti guadagnare, diciamo più di 40.000 euro al mese, si disinnescherà la spinta che oggi porta a ottenere eccessivi guadagni, aumentando la competizione e ostacolando la cooperazione, distruggendo la qualità della vita legata molto più di quanto normalmente si creda alle relazioni sociali che oggi si stanno deteriorando come anche denunciato da molti sociologi ed economisti come il professor. Stefano Bartolini dell’università di Siena.

 

Ermanno Cavallini

6 risposte a “COME L’ ECONOMIA CIRCOLARE POTREBBE SALVARE IL MONDO”

  1. Così la piena occupazione non si ottiene solo per gli effetti nell’area dell’economia e della finanza, ma considerando la persona umana, i suoi amici animali, e il suo ambiente in un intero ambito delle conoscenze estese alla natura, alla psicologia, all’economia e alla sociologia.
    Oggi, è doveroso aggiungere un’etica condivisa come elemento catalitico per ridurre a zero i costi marginali che sono proprio quelli che portano al consumo compulsivo e allo spreco.
    • pubblicità impropria,
    • stimoli alle liti giudiziarie, eccessi legislativi per la tutela di diritti inesigibili,
    • premi assicurativi abnormi per rischi professionali che variano in modo inversamente proporzionale alla continua decrescita del senso civico unito al distacco della scuola dalla realtà quotidiana,
    Sono queste alcune cause che si oppongono al formarsi di una curva di distribuzione diffusa dei redditi e il loro concentrarsi – a perdere – nel riciclo del denaro senza patria.

    1. Certo Pietro, in effetti il “capitalismo a doppia valvola di sicurezza” centra gli obbiettivi che anche tu indichi modificando alla base le cause stesse di tutta una serie di effetti negativi che ne derivano a cascata. la causa prima di tutto sta in una eccessiva apertura della forbice sociale, in un eccesso di competizione e in una carenza di collaborazione. Risolti questi problemi tutto il resto che ne deriva migliorerà da solo. Dobbiamo distinguere ciò che è causa e ciò che è effetto, altrimenti non sapremo rimediare con efficacia.

    2. Questo tipo di “economia circolare” dovrebbe funzionare e costituire un processo che altera poco l’andamento del sistema più grande di cui fa parte, cioè il sistema naturale globale. Invece alcuni altri tipi di economia circolare sembrano un pretesto per continuare tutto come prima. Non mi sento di fare ulteriori commenti data la mia scarsissima competenza in tema di economia. Inoltre sono d’accordo sul fatto che il legame fra la cosiddetta “ricchezza” e la “felicità” (o la serenità mentale) diventa inverso molto presto (più ricchezza, meno felicità): a questo proposito, è interessante l’esperimento in atto in Bhutan, dove è stato introdotto il GNH (Gross National Happiness) al posto del superatissimo e controproducente P.I.L.

      1. In Effetti Pietro, un economia circolare che funzioni davvero, deve investire tutto il processo produttivo ed economico e non solo la raccolta differenziata ed il riuso dei rifiuti. Anche l’abbandono del PIL come parametro di riferimento mi trova assolutamente d’accordo.

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