In questi giorni si sta tenendo a Davos in svizzera, il World Economic Forum 2019, dove gran parte delle migliori menti del pianeta si confrontano per tentare di prevederne il futuro.
Immediatamente prima la famosa organizzazione indipendente Oxfam ha pubblicato il rapporto annuale sulla diseguaglianza tra ricchi e poveri, sia nel mondo sia in dettaglio nei singoli stati.
Se ve ne fosse bisogno, ancora una volta i dati dimostrano che il divario tra ricchi e poveri è ulteriormente aumentato. Nel corso dell’ultimo anno la ricchezza totale di 1900 miliardi è cresciuta di 900 miliardi di dollari, ovvero 2,5 miliardi di dollari al giorno. La cosa paradossale è che nessuno si chiede se effettivamente questa crescita di denaro corrisponda ad una effettiva disponibilità di beni e servizi che prima non esistevano. La risposta purtroppo è No. Ormai da anni la crescita della massa di denaro non è più proporzionata alla crescita dell’economia reale. E questo fondamentalmente perché oggi per “creare denaro” nelle varie forme in cui è possibile non si deve più rispettare la regola di depositare da qualche parte una qualunque contropartita in beni (oro o riserve di valore corrispondente) .
Ormai la massa aggregata di tutto ciò che può essere utilizzato come denaro supera di molte volte il PIL mondiale e questo, tra le altre cose, genera anche un meccanismo di “dragaggio di valore” a scapito della classe media che si sta progressivamente impoverendo.
Come in altri casi nella storia, la soluzione sarebbe talmente semplice e ovvia da risultare invisibile agli occhi di chi non sopporta di mettere in discussione gli ancoraggi mentali che gli sono stati fin qui utili nella vita.
La soluzione già ipotizzata da diversi grandi personaggi del passato, tra cui non ultimo Adriano Olivetti, è semplicemente quella di mettere un tetto alla ricchezza privata.
Olivetti in alcuni suoi scritti aveva ipotizzato un rapporto di 1:40 tra i redditi piu bassi ( di cittadinanza nel caso odierno) e quelli massimi. La teoria del “BENE COMUNE” già Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che la nostra associazione promuove, propone in completa attuazione dell’articolo n.32 della nostra Costituzione (oggi in parte disatteso) di istituire una soglia variabile in funzione del bilancio dello stato, oltre la quale ( intorno a 40.000 euro/mese), ogni ulteriore guadagno passerebbe allo stato. Questo permetterebbe di disincentivare accumuli eccessivi di ricchezze a prescindere dalla fonte di reddito e ogni stile di vita eccedente quella soglia diventerebbe inevitabilmente un segnalatore per accertamenti della guardia di finanza.
L’effetto ovviamente penalizzerebbe l’economia finanziario-speculativa ma avvantaggerebbe enormemente l’economia reale e realizzerebbe una naturale e spontanea redistribuzione non solo di beni ma anche di strutture produttrici di reddito verso la classe media, oggi impoverita.
Questa teoria con una singola azione normativa (eventualmente anche di iniziativa popolare), è studiata per creare un effetto domino a catena che di fatto, in solo un paio di anni, rimodellerebbe prima l’Italia e poi tutto il mondo, creando anche i presupposti perché la quarta rivoluzione industriale non accresca ancora il divario tra pochi ricchi e molti ‘impoverendi’ , che invece vediamo sotto i nostri occhi.
Questa proposta che fissando un solo paletto genera moltissimi benefici per la collettività è anche la naturale risposta a movimenti dal basso come sono i gilet gialli francesi o sono stati i 5 stelle italiani, che hanno colto le problematiche ma non hanno ancora saputo proporre soluzioni davvero organiche e strutturali.
Qui sotto vi proponiamo il link alla versione gratuita liberamente scaricabile in pdf del breve libro dal taglio volutamente divulgativo che descrive la nuova proposta economica e sociale. Scaricatelo, leggetelo e poi fateci sapere le vostre considerazioni.
Se qualcuno ne avesse modo (noi ci abbiamo provato senza risposta) fatelo leggere anche ai gilet gialli e a quelli della Oxfam , vi troveranno a nostro avviso , le soluzioni alle problematiche che giustamente denunciano.
Ermanno Cavallini,
Resp. ass. Nuovo orientamento culturale