Mentre scrivo impazza la quarantena da COVID 19; in occasione di questa il governo inevitabilmente genererà, per le misure di emergenza, un supplemento di debito pubblico, che di conseguenza raggiungerà soglie mai viste in Italia fino ad oggi. E’ importante, di conseguenza, cercare fin da oggi di capire che ricadute negative ci potrebbero essere e come disinnescarle nel modo più efficiente giocando, se possibile, d’anticipo.
E’ noto che il debito pubblico corrisponde, in sostanza, alla cifra che manca , ogni anno, al bilancio dello stato per finire in pareggio. Questa somma viene fornita emettendo titoli di stato. Ma una parte dei costi, che uno stato deve sostenere, sono anche gli interessi sui titoli di stato emessi. Questi titoli inoltre vengono venduti e scambiati nelle borse come altre merci, alzando e abbassando quindi il loro prezzo in funzione delle dinamiche di mercato.
Da tutto questo ne consegue che circa un quinto di tutti i costi, che un governo deve pagare in un anno, sono dovuti alla somma delle restituzioni e degli interessi dei titoli emessi precedentemente. In altre parole, potremmo dire che per ogni 5 euro di tasse pagate da ogni cittadino ogni anno, uno va ai mercati finanziari. Mercati che sono composti solo in minima parte da piccoli investitori della stessa nazione che genera il debito. Per la maggior parte i mercati, che assorbono questi ingenti fondi, sono composti da fondi di investimento, banche o altri soggetti dietro cui si nascondono poche centinaia di migliaia di grandi ricchi dell’intero globo (intorno all’0,01% della popolazione mondiale). Questi grandi players, usano come scudo umano i piccoli investitori per ottenere consenso e far passare norme e regole che avvantaggiano il mercato, in realtà da loro maggiormente composto. Ecco come intere nazioni sono da tempo divenute fonte di “drenaggio di valore” da parte di relativamente pochi soggetti ricchissimi.
Essendo un meccanismo indiretto, questo non è chiaro purtroppo a molte persone, che finiscono alla fine per battersi, inconsapevolmente, a favore di questo “drenaggio di valore” operato attraverso i mercati dallo 0,01% di ricchissimi .
Con l’avanzare della tecnologia, la componente di lavoro umano per produrre ogni bene o servizio si abbassa ogni giorno. Questo fa si che si possa produrre tutto quello che serve, senza che sia più necessario lo stesso numero di ore di lavoro umano che ci voleva prima. Questa dinamica, che dovrebbe determinare vantaggi, paradossalmente invece, in presenza del “drenaggio di valore” sopra descritto, rischia di non generare solo un maggiore benessere condiviso, ma, se non metteremo dei limiti , anche e soprattutto una ulteriore concentrazione di potere nelle mani di pochi grandi ricchi che, lo ricordo, nessuno ha eletto a esercitare questo enorme, crescente e condizionante potere verso interi stati.
Per disinnescare questa pericolosa dinamica, la teoria del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” propone di diminuire gradualmente, in 10 anni, l’emissione di questi titoli di stato. Per ogni anno, dall’eventuale adozione del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, un decimo del debito rimanente durante il conteggio della finanziaria, invece che essere, come oggi, fornito dall’emissione di ulteriori titoli di stato che poi portano anche nuovo debito, sarà invece fornita da un momentaneo abbassamento della “seconda valvola di sicurezza” che è in definitiva un tetto massimo ai guadagni delle persone fisiche e delle società con personalità giuridica.
Così si ridurrà progressivamente il debito pubblico e, alla fine dei 10 anni, rimarrà di esso da pagare solo gli interessi sui titoli di stato in scadenza successiva. Per poi ridurre a zero anche questi, con lo stesso metodo in pochi anni.
Questo, oltre che far diminuire le tasse di un quinto netto per ogni cittadino, costituirà anche una valida motivazione per spingere l’intera classe dirigente a compiere scelte che non vadano più nel prevalente interesse personale ma, in maniera paritaria, anche nell’interesse dei conti dello Stato da cui dipende, appunto, la “seconda valvola di sicurezza” e quindi il tetto massimo che i loro guadagni potrà raggiungere.
Come alla fine di ogni nostro articolo, offro in omaggio ai nostri lettori, una copia del piccolo libro che illustra la nuova teoria economica e sociale del “capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che la nostra associazione porta avanti per costruire un mondo migliore per tutti:
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Ermanno Cavallini
Chiaro limpido recoaro diceva una antica réclame!!
Certo far digerire ai più una tassa che pare una patrimoniale non sara facile, seppure la soluzione più sensata!! Grazie Ermanno!
Grazie a te Nicola, in realtà la “seconda valvola di sicurezza” non è ne una patrimoniale e nemmeno una tassa di tipo convenzionale. E questo perché ha in se il concetto di andamento esponenziale con tetto massimo, variabile di anno in anno in funzione del pareggio dei conti dello stato. Questo è un concetto se ci pensi del tutto inedito, e io penso, anche rivoluzionario.
Mi sembra molto interessante, ma perché i ns economisti non lo promuovono?
Per diversi motivi Ruggero, uno di questi è che questa idea pur validissima, mette in pericolo la “zona di confort” o se preferisci gli “ancoraggi psicologici” di gran parte del mondo accademico, che soprattutto in economia, fatica a ragionare fuori dai consueti binari ideologici derivati da ogni fazione politica tradizionale. Come diceva il grande Albert Einstein “per risolvere un problema serve un approccio mentale diverso da quello che lo ha creato”. i Nostri economisti, caro Ruggero, sono troppo imbevuti di vecchio pensiero per riuscire a vedere ciò che in realtà è sotto i loro occhi. Temo che stia a noi, ad ognuno di noi, trasmettere questa consapevolezza ad altri comuni cittadini fino a raggiungere la “massa critica” minima a spostare l’attenzione pubblica su questa proposta. Ne vale il futuro se non nostro almeno dei nostri figli…..
Soluzione chiara ed efficace .. bisognerebbe prenderne sempre più consapevolezza alla luce del fatto che la situazione è critica e un cambio di paradigma, anche culturale, si ritiene necessario.. una nuova visione deve uscire dai condizionamenti anche culturali del passato, l’oggi è figlio di ieri, e questo che ancora condiziona la visione di molti.. elaborare il passato e sviluppare la nuova visione è la via da seguire.