La ONG mondiale Oxfam, ha recentemente inviato ai leader delle maggiori forze politiche una lettera aperta ai maggiori leader politici per metterli in guardia dall’enorme rischio costituito da un aumento sempre più veloce della diseguaglianza anche in Italia. Con questa si chiede ad ogni partito, in occasione delle prossime politiche, che misure intendano adottare in merito.
Il prestigioso Rapporto 2018 di Oxfam International, ha una corposa sezione dedicata all’Italia in cui si legge che “In Italia, il 40% della ricchezza nazionale netta nel 2017 è stata appannaggio del 5% più ricco di nostri connazionali. E il divario nella distribuzione dei redditi non è da meno: secondo gli ultimi dati Istat disponibili il 20% più povero dei cittadini italiani dispone solo del 6,3% del reddito nazionale contro il 40% posseduto dal 20% più ricco”. In un sondaggio realizzato da Demopolis per Oxfam Italia, la maggioranza dei cittadini italiani intervistati (61%) ha dichiarato di aver percepito un trend crescente della disuguaglianza in Italia tra il 2011 e il 2016. L’80% del campione intervistato ritiene prioritario ed urgente il contrasto alle disuguaglianze.
Ancora una volta, i dati di questo importante rapporto convergono con l’allarme lanciato più volte dal premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz e con le risultanze dell’enorme ricerca – grazie anche alla sua numerosissima rete di ricercatori universitari in tutto il mondo – sulla differenza di reddito tra patrimonio e lavoro, fatta dall’economista Thomas Piketty.
Tutti dati che danno ragione all’industriale, politico e filosofo Adriano Olivetti , quando diceva, nei lontani anni ’50 e ’60, che “Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura”.
Come soluzione, la Oxfam propone di limitare gli stipendi dei top manager in un rapporto di 20 a 1 con le retribuzioni degli operai.
In realtà anche questo non metterebbe che una “toppa” molto parziale , perché il vero problema è una qualunque ricchezza privata che superi la soglia di manipolazione del “bene comune”.
E’ innegabile infatti che qualunque ricchezza personale sufficientemente grande dia anche un potere manipolativo sul processo di formazione delle leggi e sui governi, che sono portati cosi a prendere decisioni più nell’interesse economico di questi che a favore della collettività.
Ovviamente, la grande disponibilità economica si trasforma in potere di condizionamento della politica e a volte anche del’”immaginario collettivo”, e quindi dell’opinione pubblica. Questo avviene sia con mezzi leciti quali le azioni di lobby o altri, che illeciti come tutte le varianti di corruzione, ricatto o concussione possibili.
Anche un bambino capirebbe che per realizzare un mondo futuro migliore, è necessario risolvere alla base il problema, limitando per legge se non i patrimoni , almeno i redditi, per contenerli al di sotto di una “soglia di manipolazione” che necessariamente varia di anno in anno.
Questo sarebbe possibile con un nuovo regime di tassazione delle persone fisiche come quello proposto dalla nostra teoria economica e sociale:
Teoria già nota da anni come “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”.
Ma questa necessità , evidente perfino ad un bambino, rimane oggi inaccettabile per molte persone adulte, che pur intelligenti fanno incredibili contorsionismi mentali per negare questa necessità.
Proprio un bambino, anzi, lo capirebbe meglio di un adulto, perché non deve difendere a priori un ancoraggio psicologico che un adulto invece si è dato e da cui ormai dipende.
Ricordate la favola del ” “Il Re Nudo” ? Ecco forse molti adulti sono oggi vittima di una simile dinamica.
Concludendo, ricordo che in un sistema finito come il pianeta terra non è pensabile uno sviluppo infinito e che quindi dobbiamo ripensare, anche per motivi ecologici, l’attuale modello economico, trasformando un uomo al servizio dell’economia in una economia al servizio dell’uomo.
Ermanno Cavallini
Adriano Olivetti, da visionario e sognatore quale era, si era posto la domanda su come far andare d’accordo capitale e sindacati. Infatti concesse molti più mesi di congedo pagato per maternità, al punto che fu visto quasi con invidia dai lavoratori delle altre aziende, ovvero con disgusto dai capitalisti tradizionali.
In effetti è proprio come dici Matteo Paladini, ed il pregio di questo grande uomo è che seppe esprimere da una visione d’insieme lungimirante da troppi anche considerata visionaria, delle indicazioni per realizzazioni pratiche nel’ immediato del suo operare come imprenditore.