Mentre sto scrivendo questo articolo, il presidente della camera Roberto Fico, sta cercando di far accordare il movimento 5 stelle e il partito democratico per dare un governo al paese.
Fa riflettere che entrambe le forze politiche, in caso di accordo, potrebbero avere forti problemi con una larga parte dei loro elettori che già fanno trasparire in vario modo il loro dissenso.
Se nessun accordo capace di concretizzare una maggioranza necessaria verrà trovato, in autunno andremo a nuove elezioni.
Ma che risultato è possibile immaginare anche dai risultati di queste eventuali nuove elezioni?
A meno che una coalizione o, meglio ancora, una singola forza politica non raggiunga il 51%, saremo in una situazione non molto diversa da quella attuale.
Credo che a questo punto noi elettori, abbiamo tutti il dovere di riflettere in modo più approfondito sul modo e le dinamiche che utilizziamo per esprimere il nostro voto.
Il primo problema è che abbiamo una massa ancora troppo grande di cittadini che non vota. Alle ultime elezioni del 4 marzo è rimasto a casa circa il 24% degli aventi diritto. Oltre 12 milioni di elettori quindi si è sottratto , quindi, al diritto/dovere di partecipare ad un processo di “intelligenza collettiva” quantomai importante per il futuro di tutti. Un mancanza che determina inevitabilmente uno spostamento degli equilibri politici, che poi, con un effetto a catena, determina a sua volta molte scelte che influenzeranno, anche pesantemente, la qualità della vita di tutti, e quindi anche quella di chi non ha votato. Sottraendosi al voto alcuni pensano di mandare un segnale di protesta, ma in realtà portano acqua al mulino di chi tenta di manipolare la politica in un senso o nell’altro.
Subito dopo viene il problema di quella parte di cittadini (affatto trascurabile) che vota con estrema leggerezza, senza informarsi a sufficienza e senza avere quindi la necessaria “visione d’insieme”. Una visione organica delle interazioni nella nostra società , che sola, permette di cogliere meccanismi, spesso lontani dal comune cittadino. Interazioni complesse che inevitabilmente finiscono, prima o poi, per condizionare la qualità della vita di tutti. A molti sfugge infatti che la nostra realtà è divenuta ormai un “sistema complesso” in cui economia, politica, immaginario collettivo e molti altri fattori si intrecciano fino a produrre la quantità di beni, servizi e buone relazioni sociali disponibili.
In molti è ancora molto forte, purtroppo, l’illusione che pensare a ciò che è di “immediata convenienza personale”, non determini poi effetti negativi più a lungo termine di cui in seguito anche loro saranno vittima.
Per fare un esempio, pensiamo al voto di scambio dato per ottenere o mantenere un posto pubblico, scavalcando altri candidati più efficienti e idonei al ruolo. Nell’immediato si otterrà, come individui, il posto pubblico tanto ambito, ma a lungo termine la stessa regola applicata a tutto il comparto determinerà un calo pauroso dell’efficienza dei servizi offerti, danneggiando tutti e quindi anche se stessi.
Altro deleterio effetto di questa dinamica delle “cordate di amicizie” è che nei posti chiave, non verranno tendenzialmente inseriti i più capaci ma i più “fedeli” al boss o alla cordata di amicizie del momento.
Questo paradossalmente spesso, allontana i più intelligenti e capaci dai ruoli che gli spetterebbero, per il semplice motivo che una persona troppo intelligente e capace tende a ragionare con la testa propria e ad essere nel tempo meno fedele al potente di turno che lo ha messo in quel posto. Questo meccanismo è inoltre, parte della dinamica che favorisce la corruzione ad ogni livello, di cui poi ci si lamenta come se non dipendesse, sia pur indirettamente, dal nostro voto.
Per ultimi lascio il gruppo, non meno dannoso, dei votanti faziosi a oltranza. Quelli che votano una certa forza politica a prescindere da come opera, in virtù di un malsano senso di appartenenza, solo perché cambiare il proprio “ancoraggio psicologico” ha per loro un costo troppo alto e metterebbe in crisi il loro equilibrio psicologico interno.
Questi ultimi in alcuni casi arrivano perfino a negare l’evidenza dei fatti,e questo non sempre perché poco intelligenti o incapaci, ma perché non possono accettare che alcuni dei fondamenti su cui hanno costruito buona parte della loro visione del mondo e di se stessi, non sia effettivamente valida.
Concludendo. vorrei esortare tutti noi comuni cittadini non solo a migliorarci per poter poi esprimere un voto più consapevole, ma anche ad adoperarsi, in una sorta di “volontariato culturale”, per aiutare il nostro prossimo a fare altrettanto, contribuendo così a migliorare anche il nostro mondo.
Per perseguire una qualità della nostra vita di singoli che, non dimentichiamolo mai, è più frutto dell’interazione di una civiltà complessa intorno a noi, che dei meriti personali pur cospicui che come singoli potremmo avere.
Ad esempio pensiamo cosa sarebbero diventati tanti grandi talenti, anche imprenditoriali, se fossero nati in una tribù primitiva, non avrebbero certo esprimere i loro talenti !
Da questo semplice ragionamento dobbiamo comprendere che solo la complessa civiltà intorno a noi permette ai singoli di esprimere i propri talenti e quindi dobbiamo sempre tenere ben presente che i singoli devono almeno metà del proprio successo all’esistenza di un contesto sociale in cui possono operare.
Solo migliorando il funzionamento e l’efficienza dell’intera civiltà in cui viviamo, potremo aumentare il nostro benessere personale a lungo termine.
Forse questa è la maggiore consapevolezza che dovrebbe guidare ogni cittadino quando si occupa di politica e quindi del “Bene comune”.
Ermanno Cavallini