Ricercatore autonomo, Sono il responsabile della associazione "nuovo orientamento culturale" noche autore del libro "Il Captalismo a doppia valvola di sicurezza" , istruttore di volo e tecnico, mi sono diplomato anche come counselor, la mia principale caratteristica è saper vedere un problema da svariati e anche opposti punti di vista, autoformandomi continuamente in cerca di soluzioni non solo a mio beneficio.
La quarta rivoluzione industriale che è in divenire con i suoi “effetti di retroazione”, rischia di cambiare non solo il nostro mondo, ma anche la nostra società molto oltre i limiti oggi normalmente immaginabili.
E’ di oggi, ad esempio, la notizia che un programma di intelligenza artificiale, denominato Vgg-Face, riesce ad individuare dalle solo fotografie del viso, la tendenza sessuale (gay, etero o trans ) di ogni persona, a prescindere dalla sua nascita biologica.
Ideato dai ricercatori Michal Kosinksi e Yilun Wang, il software si basa su uno importante studio dell’università di Stanford che lega la forma delle ossa all’azione di alcuni ormoni (principalmente il testosterone) durante il processo di crescita del feto nell’utero materno.
Il programma riesce a distinguere correttamente fra persone omosessuali ed eterosessuali nell’81% dei casi in occasione di uomini e nel 74% per le donne.
Nelle stesse situazioni un gruppo di esperti umani è riuscito a individuare l’orientamento sessuale solo nel 61% dei casi per gli uomini e nel 54% per le donne.
Il programma si basa su un algoritmo che sfrutta il processo di “Deep Learning” , l’apprendimento profondo che consente di stabilire gerarchie di fattori e parametri, elementi ricorrenti su una mole di documenti anni fa impensabile e oggi resa disponibile dalla potenza di calcolo dei processori attuali, che continuano a raddoppiare la loro potenza di calcolo a parità di costo, secondo la legge di Moore , e cioè circa ogni 18 mesi.
Fa molto discutere la possibilità, da parte di governi in cui l’omosessualità è considerata un crimine, di riuscire con questi strumenti a discriminare a priori una importante fetta di popolazione.
Ma le sue applicazioni pongono nuovi scenari anche in molti altri usi sia a livello aziendale che religioso.
A questo strumento se ne affiancano ogni giorno molti altri che rivelano altre caratteristiche; tutti comunque vanno in direzione di una diminuzione della nostra già ridotta privacy.
Dovremmo quindi prepararci ad un mondo dove riusciremo, sia nel bene che nel male, a celare sempre meno parti di noi a chi avesse denaro o potere sufficienti per usare questi strumenti.
Strumenti che abbassano ogni giorno di costo e che presto saranno alla portata di tantissimi soggetti, anche non istituzionali.
Credo che questa dinamica ci costringerà a rivedere molte nostre convinzioni, costringendoci di fatto a costruirci un nuovo sistema etico che tenga conto delle nuove possibilità tecnologiche.
Dopo i Robot e i sistemi esperti che ci stanno sostituendo in molti lavori, la tecnologia cambierà quindi i nostri rapporti privati, la politica e anche ciò che oggi è considerato “tollerabile” ai fini della sicurezza.
Il rischio, a questo punto, che il progresso culturale rimanga molto indietro rispetto a quello tecnologico è molto alto.
Pensate a che guai potrebbero creare certe tecnologie, soprattutto quando divenute relativamente a basso costo, nelle mani sbagliate.
Urge quanto non mai, elaborare velocemente un nuovo sistema etico, politico e sociale che possa rispondere a questa necessità di cambiamento considerato da molti come il più veloce mai sperimentato nella storia dell’umanità.
Una possibile risposta è data dalla nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che, salvaguardando la classe media, diminuisce (senza azzerarlo) l’aspetto competitivo e aumenta quello collaborativo.
Naturalmente questa nuova teoria copre molti altri aspetti e, per chi fosse interessato, è disponibile anche un libro dal taglio divulgativo che la tratta in tutti i suoi aspetti.
Una sintetica descrizione della nuova teoria economica e sociale è disponibile al seguente link:
Tutti sanno che l’universo fisico in cui viviamo è semplicemente troppo grande e complesso perché una qualunque mente umana riesca a comprenderlo in tutti gli sterminati aspetti di dettaglio.
Sappiamo anche dalla Teoria del caos che nel “sistema complesso” in cui siamo immersi e di cui siamo parte, a variazioni anche infinitesime delle condizioni attuali potrebbero corrispondere variazioni molto importanti della realtà futura.
Risulta quindi importante dedicare qualche minuto a riflettere bene sulle scelte che ogni giorno facciamo.
Chiediamoci un attimo, a tal fine, come poter valutare da soli e anche a posteriori la qualità delle varie scelte, grandi o piccole che siano, che abbiamo fatto fino ad oggi.
Il primo passo per riuscirci è divenire consapevoli di molti meccanismi psicologici, spesso inconsci, che ci riguardano e che, se non correttamente gestiti, rischiano inevitabilmente di farci compiere errori dalle conseguenze spesso imprevedibili.
In questo articolo per brevità considererò solo alcuni aspetti, ma simili dinamiche sono in realtà presenti nei campi più disparati e in modo molto vario ed esteso.
QUANDO LE SCORCIATOIE COGNITIVE SOSTITUISCONO LA RAZIONALITÀ.
La preferenza espressa attraverso il voto, ad esempio, rappresenta una chiara dimostrazione di questa dinamica. L’attuale pressione mediatica altera i meccanismi di fiducia e condivisione che guidavano il voto nel passato. L’attuale comportamento di voto, infatti, appare come un processo di scelta sempre più mosso dalle caratteristiche individuali dei candidati, aspetti che giocano oggi, un ruolo molto più importante di quelli che in passato avevano un peso maggiore, quali le ideologie, le tradizioni, i valori e gli interessi delle varie classi sociali, delle famiglie e dei singoli elettori.
I comportamenti più ponderati e razionali del passato, appaiono oggi purtroppo, sostituiti da scorciatoie di pensiero più approssimative; una risposta forse naturale, ma non per questo valida , al crescente, e spesso confuso, numero di informazioni, a volte anche contrastanti, trasmesse dai mass media quotidianamente.
Così, nella psicologia politica, il pensiero logico lascia oggi il posto a forme decisionali brevi e imprecise, definite “euristiche”, ossia strategie cognitive brevi che vengono messe in atto quando si ha la consapevolezza che mancano importanti dati certi sulla realtà per fare delle valutazioni precise e affidabili.
In ambito politico il ricorso a modalità euristiche sembra erroneamente giustificato da numerosi fattori, tra cui i principali sono che gli schieramenti hanno fatto gradualmente perdere di vista le radici ideologiche, oggi diluite e amalgamate nei due grandi blocchi intrinsecamente eterogenei.
Un altro fattore che favorisce l’uso di euristiche è la frequente astrattezza delle aspirazioni politiche manifestate in complessi dibattiti spesso comunemente incomprensibili o quantomeno generanti confusione e dati contrastanti.
Infine ma non ultimo, la sperimentata infedeltà alle promesse fatte in periodo elettorale.
Pertanto, il voto risulta oggi spesso influenzato da comportamenti più intuitivi che razionali, guidati prevalentemente da impressioni emotive come simpatia e fiducia o, ancor peggio, dal desiderio di allontanare personaggi che suscitano, più o meno spontaneamente, antipatia, incertezze sul futuro e timori.
Anche in questo settore della vita cresce purtroppo l’importanza di “ciò che appare”, piuttosto di “ciò che è”; in una politica che si adatta di conseguenza a produrre “personaggi” piuttosto che a giocare sulle ideologie, sulla necessità di dimostrare competenze, sulle reali capacità dimostrate in un passato e in una storia che viene invece costantemente rimessa in discussione e ricostruita attraverso le narrazioni di leaders sempre più carismatici e seducenti, ma sempre più lontani, in realtà, da una qualunque visione coerente e sinergica di un mondo futuro che vorremmo.
L’ECCESSIVA IMPORTANZA DEL CANDIDATO
Come nella società americana, la scelta elettorale italiana appare, oggi, eccessivamente influenzabile dall’immagine del politico. Un’ immagine fatta di ciò che dice, di come lo dice, della personalità che mostra in pubblico, catturata dalle telecamere e dalle fotografie scattate anche nel privato-intimo, fino a costruire una rappresentazione di un Sé che deve trasmettere la possibilità di rispondere ai bisogni veri o presunti, degli elettori che altrimenti non lo sceglieranno.
Ciò comporta che, dalla televisione ai giornali, viene giocata una campagna elettorale sempre più basata sulla possibilità di accattivarsi simpatie, di affascinare il popolo, di apparire più simili e vicini agli elettori o quantomeno al loro immaginario collettivo di un leader ideale.
La tendenza degli elettori a lasciarsi guidare più da leader che dalle idee che esprimono, è anche una risposta al desiderio spesso inconsapevole del cittadino di “affidarsi a qualcuno che risolva i problemi per noi” , piuttosto che impegnarsi in prima persona , insieme a molti altri per migliorare la situazione.
Anche gli aspetti di personalità di leaders proposti, ricavati attraverso pochi, spesso selezionati, momenti di comparse televisive è aggravata da una ulteriore propensione a giudicare i politici sulla base di semplificazioni cognitive ed emotive. Come mostrano alcuni studi (Caprara G.V., 1997; Caprara G.V., Barbaranelli C., Zimbardo P.), infatti, gli elettori invitati a descrivere la personalità che ritengono propria dei leader politici, fanno riferimento esclusivamente ad aspetti legati ai tratti dell’energia e dell’amicalità, trascurando le altre dimensioni della personalità ben più importanti per affidare razionalmente il governo del proprio paese.
Pertanto, nel processo di percezione della personalità del politico che guida gli elettori, quei fattori più superficiali e legati all’immagine, definiti “attrattori”, sembrano giocare un ruolo più forte, indipendentemente dalle preferenze politiche espresse dai votanti e dallo schieramento politico in cui si colloca il candidato che viene giudicato.
Agendo come una calamita, caratteristiche connesse ad aspetti esteriori quali l’innovatività e la sincerità, sembrano catturare l’attenzione degli elettori, portando ad una generalizzazione della positività della personalità del candidato prescelto.
Ma allora in questo contesto, come compiere efficacemente le nostre scelte? E soprattutto come gestire un processo decisionale che per essere efficace richiede molto tempo in approfondimenti e verifica delle molte informazioni che ci arrivano?
Salta subito agli occhi che tutto questo risulta estremamente disorientante e rischia di privarci di molte presunte “certezze” che ci permettono di fare scelte facili e veloci.
Forse la soluzione sta nel divenire consapevoli che è necessario dedicare più tempo e risorse nel prendere le nostre decisioni, e soprattutto nell’aggiornare, alcuni dei nostri “ancoraggi psicologici” che sono divenuti ormai obsoleti per il sempre più veloce cambiamento del contesto in cui viviamo.
A questo fine non dobbiamo demonizzare gli “ancoraggi psicologici” che in campo politico corrispondono grossomodo alle ideologie, ma superando quelli del passato, costruircene di nuovi e migliori, più adatti al mutato contesto di cui siamo testimoni.
Infatti comunque di alcune “scorciatoie cognitive” indubbiamente abbiamo pur bisogno.
Come dicevamo all’inizio “ l’universo è troppo grande per comprenderlo tutto e in tempo reale” o comunque noi come collettività, non siamo ancora pronti a tanto.
Ecco allora che dobbiamo dedicare ogni sforzo possibile ad aggiornare i nostri ancoraggi psicologici per renderli migliori e più efficaci.
Per fare un paragone improprio ma indicativo con il settore informatico, è come se il mondo, la gente, o comunque la società fosse come un gigantesco computer, un hardware che deve ogni tanto aggiornare il suo sistema operativo per non perdere di efficacia.
Gli ancoraggi psicologici , o se preferite gli “schemi mentali di riferimento” sono come il software che permette alle varie parti della società di interagire tra loro; più questo è aggiornato e valido e più l’efficienza della società migliorerà, donando come ricaduta a ciascuno di noi individui parte del tutto, condizioni di vita migliori.
In questa visione nessun “ancoraggio psicologico” o ideologia, corrisponderà mai ad una visione assoluta e definitiva della realtà o anche solo di cosa è desiderabile realizzare, ma piuttosto rappresenterà un ulteriore”gradino da salire” nella infinita scala dell’evoluzione e del miglioramento della società. Un continuo divenire che dobbiamo tutti aiutare ad andare nella giusta direzione, attraverso l’espediente di una serie di relative “certezze momentane” , utili in un dato momento storico, per compiere un cammino di progresso, ma che prima o poi, siamo consapevoli, diventeranno inevitabilmente obsolete.
Lo “schema mentale di riferimento” che la nostra associazione “Nuovo orientamento culturale” propone è la nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, reperibile ormai in rete con qualunque motore di ricerca.
Tuttavia la cosa importante non è che sia adottata esattamente la nostra proposta, che tra l’altro è essa stesa in continua evoluzione, ma che un numero sufficiente di persone ne utilizzi una simile, per superare le inevitabili divisioni interne che si creano in ogni gruppo in un lungo e spesso imprevedibile percorso.
L’importante è che si basino dinamiche del gruppo stesso non tanto ai leaders ma ad una visione organica e coordinata nei diversi aspetti, di un mondo migliore che vogliamo costruire.
La lunga esperienza della nostra associazione nell’aiuto a quella fascia di classe media che sta impoverendo, chi ha insegnato che ogni valido aiuto, si deve reggere imprescindibilmente, sulle due fondamentali gambe di assistenza materiale (cibo e altri beni) e aiuto psicologico.
La nostra associazione è attiva infatti, nell’aiutare concretamente le famiglie in difficoltà economica con la distribuzione di cibo frutta e verdura, recuperate da quelle che andrebbero normalmente sprecate. Questo avviene grazie a molte collaborazioni tra cui, principalmente, quella con l’associazione Mo.Ma.5 di Mondolfo.
In concreto, ogni settimana contribuiamo con il nostro volontariato a distribuire derrate pagate dalla comunità economica europea per essere altrimenti distrutte, ad un bacino d’utenza di circa 130 famiglie in difficoltà economica, nella zona che va da Fano al fiume Cesano, per arrivare anche lungo la valle, fino a Pergola ed oltre.
Abbiamo constatato sul campo che Il dramma di molti disoccupati e sotto-occupati infatti, non è solo la pur drammatica mancanza di reddito, ma forse, in maniera ancora maggiore, un disorientamento profondo e spesso inconsapevole, che porta a depressione, disgregazione di molte famiglie e in qualche caso anche a tentativi di suicidio.
Questo disagio è principalmente dovuto al crollo di alcuni ancoraggi psicologici su cui molti avevano costruito la stessa percezione di se stessi.
Avere un lavoro stabile dava, in passato, una identità su cui veniva poi costruito un equilibrio interno e di conseguenza un modo di vedere il mondo.
Molte di queste “certezze” oggi si sono rivelate inconsistenti, costringendo moltissimi a cercare nuovi ancoraggi su cui ricostruire un nuovo e più sano equilibrio.
Purtroppo però una generale scarsità di “visone d’insieme” impedisce a moltissimi di focalizzarsi sulle vere cause del loro malessere, deviandole purtroppo, verso obbiettivi inefficaci ma percepiti dall’ ”isola umana” in cui spesso si ritrovano rinchiusi , come più abbordabili e comprensibili.
Il problema è che molte delle scelte che causano problemi, oggi vengono prese molto lontano dai comuni cittadini, oltre la sfera di normale percettibilità individuale di questi.
Il mondo sta cambiando sempre più velocemente sotto i nostri piedi, e il nostro modo di percepirlo, rischia di non tenere il passo; perdendo ogni giorno molta della sua efficacia nel permetterci di prendere decisioni realmente efficaci in merito al nostro futuro benessere.
Proprio per colmare questa lacuna la nostra associazione a mezzo di un processo di “Intelligenza collettiva” durato ormai più di due anni, ha messo a punto una nuova teoria economica e sociale, che fornisce anche nuovi e più aggiornati ancoraggi psicologici su cui costruire il prossimo passo nella soluzione dei problemi che oggi ci attanagliano.
Il “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” naturalmente, non ha lo scopo di garantire una visione ultima e definitiva delle cose, ma di supportare un prossimo salto evolutivo culturale ed economico che costruisca un mondo davvero migliore da lasciare ai nostri figli.
La nostra è una visione organica del “sistema complesso mondo” di cui siamo più o meno consapevolmente tutti parte, e un tentativo di dirigere l’inevitabile e continuo cambiamento verso soluzioni positive.
L’alternativa purtroppo è lasciare che le attuali negative tendenze arrivino a trasformare il nostro mondo in una nuova età oscura sempre meno democratica, che probabilmente vedrà una ristretta élite governare dietro le quinte, con l’arma del ricatto economico e della tecnologia, su masse sterminate sempre meno consapevoli della loro condizione.
Molte risorse del pianeta si stanno esaurendo o comunque diventando sempre più difficili da procurare, la popolazione globale entro il 2050 potrebbe superare i 9 miliardi di abitanti. Basterebbero questi due effetti combinati a farci capire come è urgente un radicale cambiamento nell’economia e nel modo di pensare ad essa che deve essere aggiornato con urgenza.
L’economia circolare con la sua spinta al riciclo e alla tendenza a progettare beni molto più durevoli e riparabili di quelli attuali, si oppone al concetto stesso di “consumismo” che però al momento è il meccanismo base che crea oltre che rifiuti, anche denaro che converge nelle mani di un numero via via più ristretto di persone.
Il progressivo impoverimento della classe media genera inoltre un calo degli acquisti non solo in Italia.
I tempi di reazione purtroppo non sono brevi e se non inizieremo subito e nel modo migliore, rischiamo di far adottare a livello globale il concetto di “ECONOMIA CIRCOLARE” troppo tardi per evitare terribili conseguenze.
Proprio per facilitare l’adozione dell’economia circolare che ne è un componente fondamentale, è nata la nuova teoria economica e sociale del “CAPITALISMO A DOPPIA VALVOLA DI SICUREZZA”.
Uno dei suoi scopi infatti è disinnescare alla fonte quel grande potere economico internazionale che vede nell’economia circolare un pericolo ai suoi introiti, derivanti sia dalla produzione di beni velocemente deteriorabili che dal loro tossico smaltimento.
Il grande potere speculativo neo liberista non può che essere nemico dell’economia circolare che invece come collettività dovevamo già attuare da tempo.
Per questo, più che vietare, dobbiamo modificare la “convenienza” a produrre beni non riciclabili o poco durevoli, in un cambiamento graduale ed il meno traumatico possibile.
Da questo punto di vista è fondamentale la SECONDA VALVOLA DI
SICUREZZA della nuova teoria , nota anche come reddito massimo socialmente sostenibile.
In pratica si salvaguarderebbe la classe media limitando l’apertura della forbice sociale grazie sia ad una riduzione dei troppo poveri con una forma di reddito di cittadinanza, ma soprattutto con un nuovo metodo di tassazione delle persone fisiche, non più a scaglioni ma con un sistema matematico esponenziale, che permetta di tassare poco o nulla i bassi redditi e che cresca appunto in modo esponenziale fino ad una soglia oltre la quale tutto l’eccedente viene lasciato allo stato.
Questo è fondamentale più per necessità “motivazionali “ che economici.
Se nessuno potrà infatti guadagnare, diciamo più di 40.000 euro al mese, si disinnescherà la spinta che oggi porta a ottenere eccessivi guadagni, aumentando la competizione e ostacolando la cooperazione, distruggendo la qualità della vita legata molto più di quanto normalmente si creda alle relazioni sociali che oggi si stanno deteriorando come anche denunciato da molti sociologi ed economisti come il professor. Stefano Bartolini dell’università di Siena.
Il prestigioso McKinsey Global Institute , ha pubblicato uno studio che dimostra che in tutto il mondo ma soprattutto in Italia, è in accelerazione un processo di impoverimento della classe media.
Le nuove tecnologie oltre all’effetto positivo di abbassare i costi di beni e servizi, hanno però anche l’ effetto negativo di abbassare sempre più gli stipendi, creando una situazione che se non contrastata diventerà sempre più esplosiva nei prossimi anni.
Il report , ha scoperto che il 70% delle famiglie in 25 economie avanzate ha visto i propri introiti calare nel corso dello scorso decennio.
Sono state analizzate le varie fasce di reddito, in un periodo compreso dal 2005 al 2014.
Per fare un raffronto nei 12 anni precedenti le famiglie che avevano visto scendere i propri redditi erano state solo il 2%.
Gli autori stimano che: “mentre meno di 10 milioni di persone avevano visto i propri redditi stagnare o in caduta nel periodo dal 1993 al 2005 questo numero è esploso fino a raggiungere un dato da 540 a 580 milioni di persone dal 2005 al 2014.”
Il rapporto termina indicando che questa tendenza si aggraverà, e i segnali che abbiamo indicano appunto che dal 2014 ad oggi la situazione è peggiorata sempre più velocemente.
L’impoverimento di fasce sempre più ampie di classe media, crea un meccanismo di “ricattabilità economica” che tende a diminuire la democrazia in tutto l’occidente e non solo.
Molti considerano questo processo come un tentativo della grande finanza speculativa internazionale per ottenere una maggiore “governabilità” necessaria per garantire il pagamento del debito pubblico per la maggior parte nelle loro mani.
Altri sostengono che invece la “governabilità” è cercata per permettere a governi sempre più condizionati dal grande potere economico, di garantire l’adozione di misure a favore della stessa grande economia trans-nazionale.
Comunque sia, Come reagire a questi dati agghiaccianti nella loro crudezza?
L’antidoto per fortuna esiste ed è la nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che prevede oltre ad un reddito minimo di cittadinanza anche un reddito massimo per disinnescare gli eccessi di un potere economico che oltre che condizionare ormai largamente i governi ed ogni decisione riguardo il “bene comune”, finisce per promuovere per motivi di guadagno un consumismo che danneggia l’equilibrio ambientale del pianeta.
Nel laboratorio di “intelligenza collettiva” in cui si lavora continuamente affinando la nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza”, anche i più critici ormai ammettono, la necessità di una qualche forma di “reddito di cittadinanza” per il futuro del nostro paese.
Questo è ancora più vero e imminente in vista dell’importante calo di posti di lavoro previsto da molti studi, proprio là dove aumenterà la produttività in seguito alla crescente automazione, ( per ogni nuovo posto creato se ne ipotizza una perdita media di 5).
Ma una discussione ancora più accesa e interessante si sta svolgendo intorno alla “seconda valvola di sicurezza” ovvero un limite di “reddito massimo socialmente sostenibile”. Una misura strategica che dovrebbe impedire che ricchezze troppo grandi si trasformino da legittimo benessere per il loro portatore, a capacità manipolativa sul prossimo e, oltre certi grandi valori, anche capacità manipolatoria sul processo di formazione delle leggi e in definitiva sui governi e sull’intero “bene comune” in tutte le sue forme.
In effetti, anche un bambino capirebbe che consentire ricchezze, asservite al solo interesse privato, di valore tanto grande da condizionare il “bene comune” è una cosa assolutamente controproducente per tutti, forse addiritura, anche per i portatori di ricchezza stessi.
Ma i bambini hanno una elasticità mentale che viene a diminuire crescendo e spesso purtroppo l’età adulta ci vede assumere come fondamento del nostro equilibrio interno, assai più rigidi “ancoraggi psicologici”, che in questo contesto di cambiamenti sempre più veloci, invece che aiutarci come in passato, oggi possono costituire un ostacolo.
Questo tanto più in un mondo che si rivela sempre più complesso e interconnesso e dove l’effetto di decisioni prese in nome di interessi privati, condizionano spesso la vita personale di milioni di persone anche molto lontane da dove si prende quella decisione in oggetto.
D’altronde storicamente è vero che il comunismo sapeva redistribuire le ricchezze ma era pessimo nel produrle, come è vero che il capitalismo neoliberista è bravo nel produrle ma è pessimo nel nella redistribuzione.
Oggi viviamo in un’era che vedrà, nel suo medio futuro, aumentare la produttività ma diminuire sia gli stipendi medi che i posti di lavoro disponibili e questo in uno scenario dove sarà sempre più facile produrre beni e servizi potenzialmente per tutti.
Dobbiamo inoltre fare i conti con l’esaurimento o i limiti delle risorse naturali del pianeta terra che, come sappiamo, sono messe a dura prova dal consumismo ma anche dalla crescita demografica mondiale che sta assumendo valori esponenziali.
Ricordiamo a questo fine che la popolazione mondiale è stata per millenni stabile intorno al mezzo miliardo di individui per poi crescere esponenzialmente fino agli attuali 7 miliardi e mezzo a partire dalla rivoluzione industriale avvenuta solo intorno alla metà del 1700.
Rimane quindi da mettere a punto un sistema che sappia produrre beni durevoli e meno “spreco”, ma che sappia anche redistribuirli in maniera da traghettare prima l’Italia e poi l’umanità dal desiderare la ricchezza a desiderare invece il benessere in senso molto più ampio.
Questo concetto è stato dimostrato da molti studi che hanno avuto tra i precursori il prof. Richard Easterlin che, fin dai lontani anni ’70 negli Stati Uniti, studiò quel che altri dopo di lui, hanno definito ‘paradosso della felicità’, riscontrando che l’incremento di ‘felicità’ (benessere inteso come qualità della vita) è direttamente proporzionale all’incremento della ricchezza solo fino ad un certo valore, oltre questa soglia la qualità della vita non solo non aumenta con l’aumentare della ricchezza, ma anzi addiritura diminuisce!
Quindi dobbiamo costruire il mondo futuro che vorremmo non intorno al concetto erroneo di “ricchezza” ma a quello di benessere .
Se puntiamo al benessere, sappiamo che questo si realizza quando si hanno congiuntamente diversi fattori, tra cui una disponibilità di mezzi sufficiente, la disponibilità di tempo per goderne e soprattutto un contesto sociale e ambientale intorno a noi che ci permetta una positiva interazione e non ultimo, di valorizzare i nostri talenti.
Questo semplice ma fondamentale concetto risulta, purtroppo, ancora ostico a molti.
Ma dobbiamo ricordarci che del nostro mondo siamo sempre più interconnessi e interdipendenti e la mancanza di consapevolezza di molte persone riguardo a questi temi, inevitabilmente condizionerà anche noi, ed è per questo che dovremmo adoperarci perche anche il nostro “vicino di casa” aumenti il suo livello di cultura e consapevolezza.
Per ora mi fermo qui, mi sembra che di “carne al fuoco” ce ne sia già molta, ora tocca a voi che mi leggete, commentare il presente articolo rafforzandolo o se credete dimostrandone l’errore.
Un grazie a tutti in ogni caso per la preziosa elaborazione condivisa
E’ uscita ieri 23 marzo 2017 in maniera ufficiale sul portale Rousseau la proposta di legge per riformare la tassazione sulle persone fisiche, per renderla realmente aderente allo spirito dell’articolo 53 della nostra costituzione.
La legge al di là del suo effetto più immediato è studiata per creare una serie di effetti concatenati detti di “retroazione” studiati per modificare in meglio e in profondità la nostra società.
Ricordiamo che la nostra teoria economica e sociale non è pregiudizialmente proposta ad una sola forza politica, ma al contrario è offerta a qualunque organizzazione politica o meno, che ne riconosca il valore o la ritenga anche solo meritevole di approfondimento ulteriore.
Dobbiamo però dire che al momento solo il Movimento 5 stelle con la pubblicazione sulla sua piattaforma ufficiale, ha inteso proporre ai suoi sostenitori questa soluzione ai problemi che affliggono non solo il nostro paese;
Ribadiamo tuttavia che la nostra proposta rimane aperta a tutte le persone di buona volontà e che hanno a cuore il bene comune.
Ricordo a tutti gli amici che iscrivendosi al portale Rousseau del movimento 5 stelle (che non equivale a prendere alcuna tessera di partito) , è possibile votare , commentare o emendare questa nuova, rivoluzionaria proposta di legge di iniziativa popolare.
In particolare invitiamo chi fosse già iscritto a questa piattaforma, di scaricare anche in forma gratuita (per chi fosse in difficoltà economica) il breve saggio relativo “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” alla pagina relativa di questo stesso sito, e dopo opportuna riflessione esprimersi di conseguenza.
Grazie alle possibilità di confronto che da la rete, e sempre a caccia di interazione per attivare processi di elaborazione collettiva, mi è giunta una domanda riguardo ad una ipotetica raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che attui i principi proposti nel libro “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” .
La domanda sostanzialmente chiede come un eventuale raccoglitore di firme potrebbe rispondere ad un cittadino medio che gli chieda fino a che punto e quanto gli converrebbe una simile proposta.
Questa interessante domanda mi ha stimolato ad approfondire gli studi, arrivando perfino a fare una simulazione partendo dagli ultimi dati ufficiali pubblicati dal ministero delle finanze.
Ritengo che lo studio sia d’interesse generale per cui ho deciso di pubblicare la risposta sul sito dell’associazione.
Per prima cosa sono andato a calcolare i valori delle due “valvole di sicurezza” ( reddito di cittadinanza e reddito massimo socialmente sostenibile) in funzione delle varie forbici sociali intorno alla proposta originaria che fu già di Adriano olivetti, intorno al valore di 1:40. Questa tabella ne è il risultato assumendo come prima valvola fissa la soglia di povertà considerata dalla comunità europea di 750 euro mensili.
Questo per dare un idea dell’escursione dei redditi ammessi intorno al parametro centrale proposto dalla nuova teoria economica e sociale, quale la forbice sociale variabile ogni anno in funzione del pareggio di bilancio.
Prendendo come base dati il 2014, di cui al momento sono al meglio riuscito a reperire i dati, e considerando il numero dei contribuenti soggetti ad imposta sulle persone fisiche in Italia, ho provato a generare due tabelle indicative, di cui a sinistra si può leggere come sarebbe applicando la nostra teoria e a destra come in effetti oggi è ( i valori sono in reddito annuo).
Da precisare che mentre la base dati dei contribuenti è reale, il calcolo del gettito fiscale assume da ambo le parti la semplificazione del calcolo al valore massimo per quella fascia di reddito, cosa che in realtà non è, perché per precisione assoluta si dovrebbe conoscere quanto ogni singolo contribuente ha pagato in dettaglio per tutti i gli oltre 40 milioni di italiani considerati, cosa purtroppo impossibile con i limitati mezzi di un foglio di calcolo casalingo.
Comunque ai nostri fini di comparazione dei due sistemi questo parametro è ininfluente perché adottato da ambo le parti, ed è solo per questo che il gettito fiscale totale ad oggi viene più grande del reale, ma le tendenze e gli effetti sul contribuente dei due sistemi rimangono inalterate.
Come esempio di lettura vi invito a verificare in tabella la condizione di un contribuente che stia nella fascia da 15.000 a 20.000 euro che pagherebbe invece degli attuali 5.400 solo 3.796 , con uno sgravio di 1604 euro.
Come potete vedere con questa configurazione a parità di entrate per lo stato, ci sarebbe un surplus di diversi miliardi di euro da destinare prima alla prima “valvola di sicurezza” che altri non è che una forma di reddito di cittadinanza, e per l’eccedenza alla diminuzione del debito pubblico che però per vastità di trattazione sarà trattato in un prossimo articolo.
Per il momento possiamo dire che il gettito fiscale in più sarebbe destinato ad una minore emissione di titoli dello stato con conseguenti minori interessi da pagare in futuro e quindi un minor debito pubblico con beneficio per i servizi resi ai cittadini dallo stato.
Ritornando alla nostra simulazione fiscale, se facciamo una nuova simulazione assumendo non più 1:40 ma 1:15 il valore ammissibile della forbice sociale otterremmo:
Come si vede a fronte di una riduzione del “reddito massimo socialmente sostenibile” da 360.000 a 135.000 euro annui, la diminuzione delle tasse per la fascia sotto i 70.000 euro lordi ( giro di boa in entrambi i casi) pur presente non crescerebbe molto per i più svantaggiati.
La formula utilizzata nella simulazione con forbice sociale di 1 a 40 è:
tasse pagate = reddito lordo diviso 96 elevato alla 1,55
mentre invece per la forbice sociale di 1 a 15 è:
tasse pagate = reddito lordo diviso 98,12 elevato alla 1,55
Questo metodo di calcolo delle tasse andrebbe a a sostituire l’attuale sistema a scaglioni rendendo possibile sapere in modo preventivo e senza alcun intermediario quanto si andrebbe a pagare di tasse per ogni euro di reddito lordo.
Naturalmente ho calcolato anche tutte le formule per i valori di forbici sociali intermedie tra i due casi e anche in eccedenza. Casi che qui non elenco per brevità ma che eventualmente posso fornire a chiunque volesse approfondire gli studi.
Concludendo, posso rispondere alla domanda del mio interlocutore dicendo che quello che ogni cittadino risparmierebbe di tasse è indicato nelle tabelle che ho prodotto e che la convenienza di tassazione è reale fino alla soglia di 70.000 ero annui, cifra al di sotto della quale sta circa l’ 86, 79% dei contribuenti.
Tuttavia questo esercizio di calcolo mi ha confermato una volta di più che l’aspetto ridistribuivo non è il principale “principio attivo” di questa teoria, che investe forse maggiormente l’aspetto di “retroazione sistemica” che quello meramente economico.
La differente tassazione in realtà è solo una sorta di catalizzatore, un “motorino d’avviamento” pensato per innescare una trasformazione psicologica e culturale assai ampia, che abbraccia tantissimi aspetti del “sistema complesso” in cui viviamo e di cui l’economia è solo una delle tante facce.
Tra queste forse quelle più immediatamente afferrabili sono le motivazioni verso il bene comune principalmente della classe dirigente , che è poi quella che determina la maggior parte delle decisioni che condizionano l’andamento dell’economia. Ma anche il resto della popolazione ne è ampiamente investita: la diminuzione (ma non la scomparsa) della competizione a favore di una maggiore collaborazione, è pensata per determinare a sua volta una trasformazione dell’immaginario collettivo che dall’essere orientato verso la massima ricchezza dell’individuo possibile, come è oggi, passerebbe al cercare di tendere, invece, alla massima qualità della vita, concetto in realtà profondamente diverso.
In definitiva, anche da questa ulteriore verifica la teoria del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” esce se possibile ancor più rafforzata e si evidenzia ancora di più l’importanza della sua diffusione, nonché ulteriore e continua elaborazione in una fondamentale ottica di “intelligenza collettiva”.
La tesi dell’economista Herman Daly sostiene e rafforza la nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che partendo da considerazioni simili arriva a individuare un livello di “ricchezza massima sostenibile” da integrare nelle politiche fiscali di ogni paese.
Questo in qualche modo dimostra che se effettivamente una soluzione è valida, si può arrivare ad essa pur partendo da esperienze e studi molto lontani tra loro.
Herman Daly è oggi il più noto economista ecologico al mondo. Ex allievo di Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia, è associate director dell’Istituto per l’economia ecologica (Eie) e professore emerito alla School of public affairs dell’università del Maryland. Prima di coprire quest’incarico, Daly è stato senior economist del dipartimento Ambiente della Banca Mondiale, contribuendo a sviluppare le linee guida legate allo sviluppo sostenibile. È co-fondatore e associate editor della rivista Ecological Economics, edita dall’International society for ecological economics. Partecipa a Eco2-Ecoquadro, l’Eco tank di greenreport.it, come membro emerito.
Dopo anni di studi, libri e articoli scritti e letti sul tema e confronti a volte anche estenuanti con le persone più diverse, mi sono reso conto che alla radice di tantissimi mali, tra cui le guerre, le crisi economiche e anche di un immaginario collettivo deviato, sta principalmente un solo, unico determinante fattore; Il potere manipolatorio sul “bene comune” che una eccessiva ricchezza privata comporta.
I media nel 2016 ci hanno raccontato che gli 8 uomini più ricchi del mondo, guadagnano da soli come metà dell’intera popolazione globale di circa 3,5 miliardi di abitanti.
Solo questa informazione dovrebbe farci saltare agli occhi come la ricchezza non sia tutta uguale ne tutta ammissibile.
Esiste una ricchezza “sana” dell’individuo, che si traduce in benessere per se e per gli altri, come nel caso dei medi e piccoli imprenditori, che generano anche il reddito per i loro dipendenti.
Ma esiste anche una ricchezza “malata” molto più grande della prima, che da principalmente potere sugli altri uomini e in casi estremi anche su grandi collettività.
Dovrebbe saltare agli occhi di qualunque cittadino come sia terribilmente pericoloso che scelte che condizioneranno grandi masse di persone, possano esser prese più o meno dietro le quinte, da un numero ristretto di persone mosse principalmente dall’interesse personale.
E questo a prescindere da quanto onestamente siano state raccolte le ricchezze che permettono le azioni di lobby o nei casi peggiori la corruzione vera e propria a danno del bene comune.
Questo è quello che oggi avviene purtroppo, in un mondo in cui il potere economico di fatto prevale su quello politico in modo sempre più evidente e importante.
E’ chiaro perfino ad un bambino che in molti casi l’interesse della grande finanza internazionale non può coincide con quello dei popoli, eppure nessuno sembra voler sollevare il problema.
Come è evidente che “il mercato” a cui gli stati consegnano ormai più della metà delle tasse raccolte dei loro cittadini, sia ogni giorno sempre più governato attraverso un sistema di scatole cinesi sempre da un numero più ristretto di persone.
Dobbiamo essere onesti, In questa dinamica esiste però anche una responsabilità dei singoli cittadini che spesso preferiscono più o meno consapevolmente, una “servitù volontaria” alla responsabilità di doversi mettere in gioco e prendere in mano la vera responsabilità della propria vita.
Ha ragione chi sostiene che in fondo “ogni popolo ha la classe dirigente e il governo che si merita”.
E’ ora giunto quindi il momento di riuscire a meritarsi anche come semplici cittadini, un futuro migliore.
Come farlo? Con piccoli passi, tuttavia coerenti e tenaci di cui il primo può anche solo essere riflettere e far riflettere su questo semplice ma basilare concetto;
Non è accettabile che privati cittadini siano talmente ricchi da condizionare l’interesse della intera collettività.
Un concetto cardine della nuova teoria economica e sociale del “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” che stiamo proponendo come stimolo di riflessione anche ad ognuno di voi che in questo momento ci legge.
Questa teoria si può trovare su qualunque motore di ricerca o leggendo l’omonimo libro pubblicato nel 2016.
Dalle molte e-mail o messaggi che mi stanno arrivando dopo la pubblicazione del libro “Capitalismo a doppia valvola di sicurezza” ho capito che a troppi che pur lo hanno letto, e nonostante i miei sforzi che sono evidentemente insufficienti, è sfuggita l’importanza della parte dove si affrontano le fondamentali ricadute positive sull’ambiente e la sostenibilità della civiltà umana, che una attuazione di questa proposta avrebbe per l’intero ecosistema terrestre.
A troppi è sfuggito forse che uno dei molti effetti positivi ma complessi della “seconda valvola di sicurezza” sarebbe quello, in pratica, di decapitare ogni tipo di speculazione non solo puramente finanziaria, riagganciando gradualmente il sistema da un lato all’economia reale e dall’altro ed una eco-sostenibilità oggi difficile anche solo da immaginare.
L’idea che nessun privato cittadino possa, in un tal sistema, avere un reddito superiore ad un valore di “ricchezza massima socialmente sostenibile”, se da un lato garantirebbe la piena compatibilità con quello che ora viene percepito come il “piccolo capitalismo” delle PMI agganciato all’economia reale (ricordo che la forbice sociale potrebbe fluttuare intorno ad un valore di 1:40), dall’altro metterebbe fuori legge, e nel tempo farebbe scomparire del tutto, quel capitalismo tossico fatto di grandissime ricchezze private che oggi hanno inevitabilmente più potere degli stessi Stati condizionandoli infatti assai inopportunamente se non del tutto illecitamente..
Non una gerarchia di pochi ricchissimi – vittime inconsapevoli della “sindrome di hubris” – che arrivano perfino a sentirsi “illuminati”, ma piuttosto un processo graduale di “intelligenza collettiva” potrà sottendere l’azione di governo che, a sua volta, potrà fornire soluzioni al “sistema complesso” che la nostra civiltà oggi è diventata.
Invito tutti a riflettere sulle conseguenze di un limite al reddito personale raggiungibile. Il primo effetto sarebbe che non converrebbe più adoperarsi a sfruttare il prossimo e l’ambiente come oggi.
Da questo un meccanismo di effetti a catena che portano ad un cambiamento graduale ma sostanziale e assolutamente strutturale!
Pensate ad esempio al cambiamento nella progettazione di molti beni, oggi per motivi consumistici volutamente pensati per diventare obsoleti o rompersi dopo un certo numero di anni che varia in genere da 5 a 10. Oppure a dinamiche di mercato in cui, non dovendo più massimizzare oltre una certa soglia il profitto, non converrebbe più spingere sulla produzione energetica a mezzo fossili o nucleare, ma solo sulle rinnovabili.
In realtà ci sarebbero moltissimi altri aspetti oltre a questi e sicuramente un grandissimo lavoro è ancora da fare, siamo solo al seme dell’idea, ma credo sinceramente che questa nuova teoria economica e sociale, se adeguatamente fatta conoscere al grande pubblico, al punto in cui siamo arrivati possa essere l’unica vera speranza di poter realizzare un mondo migliore per i nostri figli e le generazioni che verranno, gradualmente e pacificamente.
Ricordo che una versione aggiorna della nuova teoria è reperibile su internet anche al seguente indirizzo:
Bruno “l’organizzatore dell’autocolonna dei matt” (cosi si autodefinisce) che per modestia non vuole essere integralmente nominato, mi invia questo articolo che pubblico su sua richiesta.
Questo, racconta la storia della seconda autocolonna quella diretta verso Accumuli e da lui coordinata.
Qui sotto alcune foto relative a quando le due colonne erano ancora unite.
Il 28 gennaio presso l’area di servizio Metauro ovest si dividono i due rami della spedizione di aiuti, mentre quella dove stava Ermanno va verso Pieve Torina , l’altra capitanata da Bruno continua il suo viaggio alla volta della salaria.
Questa importante arteria che attraversa tutta la zona del primo cratere, collega le Marche al Lazio e tocca i comuni primari Acquasanta, Arquata, Pescara del Tronto per le Marche, Accumoli e Amatrice con tutte le loro piccole frazioni collegate.
Ore 09.00 circa l’arrivo ad Acquasanta dove viene consegnata alla sig. Valentina della LIDAA materiale vario di supporto per animali inviati dall’ass.”Aiuto Animali Terremoto Modena” O.I.P.A. Sempre ad Acquasanta si inizia la distribuzione dei pacchi alimentari preparati con l’aiuto di amici che si sono fatti in quattro per assemblarli con le donazioni di centinaia di cittadini riminesi e raccolti dalla Paola che ha messo a disposizione la sua attività come punto di raccolta, qui è la signora Nunzia comune di Rocca Fluviona .
Si riparte alla volta di Trisungo dove si giunge intorno alle 10,40 circa, qui ci sono i comuni delle Marche spazzati via dalla furia del sisma sia del 24 Agosto che le successive scosse di ottobre che poi apriranno il secondo cratere. Arquata, Pescara del Tronto e una frazione in particolare che ha una storia fiabesca Pretare il paesino delle fate o regno delle Sibille che scende a o dai Sibillini. Qui abbiamo incontrato Maurizio di Pretare insieme al figlio giovane mentre l’altro figlio è un vigile del fuoco sempre sulla breccia. Maurizio è un allevatore di bestiame a seguire ci ha raggiunto anche Franco anche lui non è riuscito a lasciare questa terra, a loro sempre pacchi alimentari e prodotti di prima necessità, tenete presente che queste aree non hanno più servizi anche trovare sale, o semplicemente della carta igienica è impossibile senza fare almeno una trentina di km.
alle 11.30 entriamo nel Lazio il check Point con le frazioni di Terracino di Paganico e di Accumoli è ad uno slargo nei pressi del sano, uno stabilimento di produzione di insaccati che ha resistito al terremoto e dove le autorità hanno costituito il C.O.C. (Centro Coordinamento dei Soccorsi) per la zona terremotata. Qui avevamo diversi appuntamenti Santino di Cesaventre il cognato di Gianpiero di Paganico, Roberto di Terracino che è uno che si è fatto in quattro per aiutare i superstiti del sisma del suo paese, e ognuno di loro ritirava gli aiuti anche per quelli che non sono potuti venire perché intenti ad accudire gli animali o a sistemare le loro abitazioni provvisori, poi si sono fermate altre persone che vedendo che stavamo distribuendo aiuti hanno chiesto se potevano usufruirne anche loro, una coppia moglie e marito di Accumoli una coppia di piccoli allevatori di carne Bio he avevano bisogno di alcune tipologie di prodotti tra cui gli igienici ed ognuno aveva la sua storia di dolore da raccontarci tra lacrime e una storicità forte, anche dare conforto morale è importante in queste missioni .
Verso le 13,40 l’appuntamento era presso la sistemazione della Barbara e di Luigi e del loro piccolo figlio, loro hanno perso davvero tutto, casa e attività.
Sin dal 24 Agosto nella frazione di Scai avevano la loro abitazione e sotto il loro agriturismo con ristorante “LA Grotta” oggi si sono costruiti un rifugio in un terreno adiacente a dove era sorto il “Campo Scai Lazio” ci hanno gentilmente permesso di convocare famiglie di Scai per distribuire loro i nostri aiuti .
Tra queste il sig.Fortunato che un giorno di metà Ottobre appena chiusi i campi profughi avevamo incontrato per donargli una stufetta bioetanolo e un deumidificatore , e lui per ringraziarti ci ha regalato un pezzo della sua vita. La vita del sig, Fortunato non è stata fortunata è forse un giorno ve la racconterò.
Poi siamo tornati sulla salaria con due mezzi per fare la consegna a Ramiro che nella mattinata era ad un incontro con altri proprietari di case, a lui aggregate per la ricostruzione. Gli abbiamo consegnato quattro pacchi alimentari e generi di prima necessità e materiale mandato da Modena che comprendeva alimenti per animali da aia
A questo punto le consegne erano terminate il materiale non consegnato sarebbe stato lasciato a Colli del Tronto al magazzino delle BSA.
A questo punto i miei compagni hanno chiesto di andare ad Amatrice così ci siamo diretti lungo la Romanella in quella direzione per andare a San Cipriano allo Spaccio Solidale che le BSA hanno ad Amatrice. Usciti dalla Romanella ci siamo fermati al paese di Configno erano le 15.00 il paese è stato evacuato per i gravi danni subiti ma sapevo abitato da molti gatti quindi a piedi siamo scesi al paese con diversi sacchetti di crocchette è abbiamo dato da mangiare a quei poveri animali.
Arrivati allo spaccio solidale abbiamo consegnato loro le cose che gli mancavano e poi sono state distribuite altre cose ai terremotati nelle casine intorno al centro
Non volendo rifare la Romanella in quanto con il clarence del sole sarebbe stata pericolosa per il gelo ci siamo diretti verso Collepagliuca per fare un ultima consegna alla alla famiglia di Fabio stavamo ripartendo quando abbiamo ricevuto un sonoro saluto dalla terra che ha ha tremato con la scossa delle 17.00 di 3.5 .
Abbiamo capito che era ora di tornare a casa ci siamo diretti verso la Salaria, dove ci hanno informati che la strada più breve era interrotta , così ci siamo goduti a nostro malgrado il giro delle frazioni alte di Amatrice che con la penombra che avanzava apparivano ancora più spettrali con le loro macerie ricoperte di neve assumevano strane forme …………
Poi la A14 e Inseriamo anche le foto di Altamontagna bio che ci ha inviato per farci rendere conto di che situazione hanno vissuto fino a pochi giorni prima.
La nostra missione era terminata, felici ci sismo incamminati verso casa.
Oggi sabato 28 Gennaio 2017, sono stato inviato dalle associazioni no profit MO.MA.5, Nuovo orientamento culturale e Uno vale uno – rispettivamente di Marotta Fano e Pesaro – in missione di ricognizione e assistenza per appurare di quale e di quanto supporto ci sia ancora bisogno nelle molte piccole frazioni rimaste perlopiù fuori dai circuiti di aiuto delle varie istituzioni operanti nel cratere del terremoto.
Avevamo avuto informazioni fortemente contrastanti e in effetti abbiamo dovuto constatare che se la macchina dei soccorsi è tutto sommato attiva nei principali centri comunali, molto è ancora da fare nelle tante piccole frazioni che si trovano a vivere spesso situazioni drammatiche.
Tra le tante abbiamo scelto, grazie ad alcune segnalazioni di privati, la frazione di Aschio (26 abitanti) nel comune di Vischio nel sud delle Marche.
Alle 06.40 Silvano e Luisa provenienti da Modena, mi hanno raccolto al casello autostradale di Fano con la loro jeep carrellata, carica di rifornimenti provenienti dalle loro zone.
Erano stati mercoledi scorso a portare due containers per permettere alla ferramenta della signora Gabriella di poter almeno sommariamente operare. Il suo negozio infatti è stato dichiarato “non agibile”, come la maggioranza degli immobili del comune di Pieve Torina che solo ad una analisi superficiale sembrano intatti; in realtà -ci hanno poi spiegato- molti crolli e lesioni sono interne e determinano spesso addirittura la necessità di demolire per poi eventualmente ricostruire ex novo gli immobili.
Alle 7.00 ci siamo riuniti in un’area di servizio con il resto dell’autocolonna composta da una decina tra furgoni e fuoristrada e da un grosso camion quest’ultimo carico di balle di fieno per il bestiame.
Mi ha molto colpito il fatto che tranne il mio caso, non era presente alcuna associazione e ogni volontario era lì a titolo rigorosamente privato di semplice cittadino.
Un approccio spontaneo e vagamente anarchico che devo ammettere ha trasmesso in tutti noi un entusiasmo e un senso di valore oggi difficilmente sperimentabile nella vita quotidiana, i volontari provenivano da Modena, Rimini, S.Marino Pesaro e Fano.
Dopo aver trasferito le varie merci per formare un mix adatto a due differenti colonne destinate a due differenti zone, siamo partiti alla volta di Aschio.
Con 2 jeep 1 furgone e a chiusura il grosso camion siamo giunti alle 09.30 circa presso il punto d’incontro stabilito presso la “Locanda del re” lungo la strada principale. Lì abbiamo incontrato Roberta, la figlia di un allevatore della zona, che su nostra richiesta ha dato appuntamento ai residenti della sua frazione nella struttura che ha fatto da centro di smistamento.
Per prima cosa abbiamo scaricato il fieno in modo di lasciare libero il camion di rientrare immediatamente.
Mi sono subito reso conto che per poter garantire sia la trasparenza che l’equità della distribuzione senza sprechi è necessario che le persone bisognose della zona si riuniscano in associazione, in modo da fungere da referenti dei nostri aiuti e si facciano carico sia di richiederci cosa realmente necessiti, sia della distribuzione nelle molte, distanti piccole frazioni della zona.
Infatti, le associazioni che provvedono a fornire aiuti necessitano di poter garantire la “tracciabilità” di quanto inviano, anche a mezzo di adeguati documenti di trasporto e di essere in grado di determinare, nell’eventualità di qualunque controllo, sia cosa esattamente è andato e a chi, sia che ogni persona aiutata si trovi in reale stato di bisogno, senza sovrapposizioni o sprechi.
Roberta ci ha quindi accompagnato con parte del materiale alla frazione di Aschio, dove abbiamo potuto constatare la pressoché totale inagibilità di ogni immobile e il crollo anche di diverse stalle che ha causato la morte di diversi animali.
Abbiamo potuto vedere le mucche costrette a rimanere all’aperto con il rischio di ulteriori decessi e di dover forse chiudere l’allevamento.
Dopo aver parlato con i pochi abitanti rimasti, alloggiati ancora nelle casette di legno montate in seguito al terremoto del 1997, siamo tornati nel largo piazzale del ristorante, a valle, dove abbiamo parlato anche con diversi esercenti della zona riunitisi per l’occasione.
Tutti ci hanno trasmesso il timore di dover ridimensionare se non addirittura chiudere del tutto i loro esercizi a causa del trasferimento sulla costa di 1300 dei 1500 abitanti del comune che, visto lo stato delle case, difficilmente potranno tutti tornare in un prossimo futuro nei comuni originari.
Loro valutazioni stimano in circa il 50% le persone che potrebbero rientrare, comunque non prima della bella stagione.
Abbiamo concluso la distribuzione agli ultimi ritardatari e dopo aver pranzato, siamo tornati alle rispettive basi di partenza distribuite tra Marotta, Fano, Pesaro, S.Marino e Modena.
Qui di seguito il dettaglio dei generi distribuiti in questa giornata: