Molti si chiedono come cambierà il nostro mondo dopo l’esperienza del COVID-19, probabilmente non è possibile prevederlo con esattezza, perché la realtà in cui viviamo è diventata, sempre di più, un “sistema complesso” in cui le nazioni del mondo sono sempre più fittamente interconnesse e quindi interdipendenti. Ma alcune considerazioni hanno comunque una loro validità, tra cui quella per cui, una volta passata l’emergenza, ci si concentrerà ancora di più a capire l’origine e le eventuali responsabilità che stanno dietro a questa pandemia, e come ripensare la nostra economia per evitare i guai di oggi.
Tralasciando le tesi per cui la pandemia sia stata volutamente seminata per motivi competitivi (possibile ma, ad oggi, non provata), è, comunque, interessante riflettere insieme su quale logica e quale etica ci sia dietro alle scelte fatte dai diversi paesi nella lotta a questo contagio.
L’ Inghilterra, come in una certa misura gli Stati Uniti, ad esempio, stanno seguendo una strategia che prevede un più alto numero di morti nella popolazione, in favore di una maggiore salvaguardia del loro vantaggio competitivo in economia.
Questa strategia è basata su una visione del mondo datata, che vede ancora la ricchezza e non il benessere come fulcro intorno a cui costruire l’economia. Credo che la leadership di questi paesi cada in un facile tranello, quello di pensare che il capitalismo di oggi possa avere la stessa funzione che ebbe il capitalismo per tutto l’800 e fino a metà 900′ . Allora, in effetti, il capitalismo motivava a produrre beni e servizi, con una benefica ricaduta sulla collettività. Ma oggi la situazione è molto diversa, la quarta rivoluzione industriale sta rendendo inutili, se non obsoleti, molti lavori e le ore di lavoro umano per bene prodotto, si sono abbattute di mille volte rispetto ai tempi d’oro del capitalismo classico. La verità è che tra poco, semplicemente, non ci sarà abbastanza lavoro per tutti. E’ necessario quindi transitare gradualmente, dalla logica del profitto a quella del benessere, da non confondere assolutamente con quella del comunismo di stampo stalinista che ha fatto i danni che la storia ci consegna.
Spostare il perno dell’economia dal massimo profitto al massimo benessere non è certo cosa banale, ma è necessaria per adattarsi al nuovo contesto che si è venuto a creare. Oggi viviamo in un mondo in cui le grandi ricchezze non vengono più prevalentemente riversate nella produzione di beni e servizi, ma, in crescente misura, nella finanza speculativa che genera masse di denaro enormi, non più connesse in alcun modo con i reali beni e servizi prodotti. Inoltre, se non mettiamo un qualche limite alla ricchezza individuale, rischiamo che i benefici del progresso tecnologico siano utilizzati più per mantenere l’agognato vantaggio competitivo che per il benessere e il progresso dell’umanità nel suo insieme.
La tecnologia, infatti, di per sé, è solo uno strumento che può essere utilizzato per fini sia positivi che negativi . Quello che è determinante è quale consapevolezza starà dietro l’uso dei nuovi strumenti tecnologici e, di certo, una logica competitiva tenderà ad aumentare lo scontro e rallentare la cooperazione e i processi di intelligenza collettiva che tanto potrebbero darci in termine di benessere condiviso.
Se, finita l’emergenza, dovesse scoprirsi che la pandemia è stata seminata per fini competitivi ad esempio, ne dovremmo trarre la conclusione che questa competizione, se pur non abolita va almeno limitata. Ci sarebbero molte altre considerazioni da fare , ma al momento mi fermo qui perché già le tesi fin qui esposte richiedono tempo per poter essere metabolizzate.
Come alla fine di ogni nostro articolo, offro in omaggio ai nostri lettori, una copia del piccolo libro che illustra la nuova teoria economica e sociale che la nostra associazione porta avanti per costruire un mondo migliore per tutti:
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Ermanno Cavallini
2) parole, sempre più potere in mano a pochi, e tanta schiavitù per i popoli.
Ok Lino ma bisogna essere propositivi, se le cose cambieranno in meglio sarà solo ed esclusivamente se ognuno di noi farà fino in fondo la sua parte…..
Certamente importante essere propositivi, ma coloro che hanno nelle mani il potere economico/finanziario non sono certo disposti ad applicare proposte innovative che possono essere per il benessere dell’umanità se ciò lede i loro interessi egoistici e di potere.
Certo Pietro ed è esattamente per questo che ognuno di noi , come semplice cittadino ha il dovere prima di acquisire una maggiore consapevolezza, poi di trasmetterla alle persone a lei vicine e successivamente, insieme a far cambiare idea a chi comanda. In questo non possiamo delegare……